Criteri di lavoro, scelta stilistica e artistica del laboratorio Fratelli Carrara
La nostra formazione professionale, maturata con assiduo impegno nella Bottega artigiana di un noto organaro del veronese, ci ha messo in contatto per esperienza diretta con uno stile e uncriterio di lavoro che abbiamo assunto come scelta di fondo e come orientamento base da quando abbiamo iniziato la nostra attività in proprio di restauratori e costruttori di cembali e di organi.
Esso si ispira alla scuola organaria di Dom Francois Bedos de Celles (1709-1779) che con la sua grandiosa opera in due volumi: “L’Arte del Costruttore di Organi” pubblicata in Francia nel 1776 e tradotta in Italia agli inizi degli anni ’90, illustra un percorso teorico-pratico completo per la costruzione di organi a canne di scuola francese.
Il nostro criterio di lavoro conserva e rilancia lo stile e le tecniche degli Organi a trasmissione meccanica, ispirandosi alla scuola organaria antica. Da essa si sviluppa anche con una nostra personale ricerca, aperta a nuove soluzioni sia tecniche che musicali, ma sempre nel solco di questa tradizione che a nostro avviso rimane ancora la più valida e che nessun altra ha saputo sostituire in meglio.
A partire dalla fine dell’800 e per tutto l’ultimo secolo, si cercarono e si praticano tuttora altre strade stilistiche con criteri operativi d’altra natura, meno rigorosi, per adattarsi a nuove sensibilità e rincorrere esigenze nuove dei tempi, fino a trasformare l’artigianato organario in una vera e propria industria. Così l’organo fu e viene spesso inteso come un qualsiasi elettrodomestico, sia pure speciale: un prodotto fatto in serie almeno nelle sue parti distinte e poi “assemblato”; una macchina sofisticata, magari imponente e ricca di complicati congegni elettrici ed elettronici, buona per tutti gli ambienti, formata e vestita di materiali sintetici morti purché appariscenti.
Il piacere del tocco, proprio di una trasmissione meccanica di tipo “sospeso”, ma soprattutto la qualità di un suono “vivo”, l’anima di un canto vero che solo canne costruite e lavorate a mano una ad una sanno esprimere, e molte altre caratteristiche costruttive della tradizione artigianale antica ineguagliabili per bellezza, rischiano, purtroppo, di andare perdute con la diffusione dei metodi costruttivi industriali applicati anche agli organi.
Il nostro modo di lavorare è, quindi, conseguente a questa poetica: interamente manuale per quanto riguarda la costruzione delle canne, della meccanica e delle altre parti che compongono lo strumento. L’organo è pensato e progettato come un pezzo unico destinato a quel luogo specifico nel quale si deve inserire in modo armonico con l’insieme del tutto architettonico.
Materiali impiegati e tecniche di costruzione
I materiali impiegati sono il legno massiccio nelle sue diverse essenze: dall’abete al rovere, al noce al faggio, al
castagno al pioppo e tiglio, bosso ed ebano, stagionato secondo i tempi lenti della natura, scelto e lavorato con criteri non casuali, sempre naturale (ci sono estranei truciolati, panforti o altri “surrogati” simili, come pure le plastiche). Anche i metalli sono selezionati con cura: il ferro lavorato alla forgia, l’ottone crudo, lo stagno e il piombo per le canne.
Le canne vengono costruite in Laboratorio partendo dal foglio di stagno e piombo combinati secondo la lega prevista per i diversi registri e piallato a mano. Sono “formate” con cura una ad una, saldate e preintonate. Il suono che da esse nasce è il risultato, oltrecché di assetti costruttivi fedeli ai diagrammi della tradizione, anche di un minuzioso lavoro di precisione attorno alla bocca, all’anima, ai labbri e a tutto il corpo sonoro, alla ricerca di quel “canto” il più vicino possibile all’originale, per gli organi storici in restauro, e per i nuovi fino a raggiungere le sonorità specifiche da noi cercate con un’intonazione che nell’insieme fa nascere un suono al massimo livello possibile di qualità.
I mantici (polmoni che forniscono la quantità giusta del vento) sono costruiti a mano in legno di abete o castagno e con le pieghe incollate sempre a caldo.
I somieri (cuore dell’organo) sono anch’essi progettati con estrema cura costruiti a mano in legno di rovere o noce e impellati con pelle di agnello bianca.
I tasti sono in abete rivestito di bosso ed ebano e la trasmissione è a meccanica sospesa: sistema insuperato e perfetto per prontezza di attacco e leggerezza di tocco.
Anche i registri sono a sistema meccanico, normalmente. Per esigenze stilistiche o funzionali, sono preferibili talvolta, alla trasmissione elettrica.
Laboratorio
Nel nostro Laboratorio viene progettato e costruito tutto lo strumento: anche la cassa che, solitamente in accordo col committente, viene disegnata di volta in volta sui profili architettonici della chiesa. Sempre di legno naturale massiccio, viene molto curata nei particolari e talora anche arricchita con fregi in foglia d’oro e decorazioni opportune a richiesta. Lucidature in cera d’api o lacche naturali.
Insomma il discorso si riassume in questo: intendiamo lo strumento come un qualcosa in cui tutto deve essere “vero” e “bello”, in ogni sua parte, non finto! A noi pare sia anche un atto di rispetto per un manufatto destinato a una chiesa: il luogo in cui Dio e uomo si incontrano nella “verità” del loro essere.
Queste erano le regole che guidavano la sensibilità che animava gli antichi organari. Essi hanno saputo produrre capolavori stupendi di bellezza e musicalità ancor oggi insuperati! Lo stesso criterio l’abbiamo fatto nostro perché in questo crediamo e a questo ci sentiamo chiamati.
In ogni strumento in passato l’artigiano ha messo se stesso, la sua anima, la sua sensibilità di uomo e di artista; così intendiamo agire anche noi oggi.
Nel restauro cerchiamo di “ascoltare” le tracce rimaste e di capire ciò che l’artigiano antico ha fatto. Il rispetto assoluto, il tentativo di avvicinarsi il più possibile alle caratteristiche originali, al gusto, alle tecniche degli antichi sono le linee portanti del nostro stile di lavoro.
Lo stesso gusto, la stessa prassi esecutiva, gli stessi criteri li usiamo per la costruzione degli strumenti nuovi.
Giorgio e Cristian Carrara
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